Da novembre ad oggi non si arresta la lotta dei rifugiati/e che qui a Torino hanno deciso di intraprendere un percorso di lotta fermo e deciso teso a rivendicare in toto i diritti che che il loro status prevede (convenzione di Ginevra del ’51, articolo 10 comma 3 della nostra Costituzione).
A fine novembre un centinaio di rifugiati/e politici e umanitari provenienti da Sudan, Darfur, Etiopia, Eritrea, Somalia, Costa d’Avorio, Ciad, Niger, Sahara Occidentale, Libia stanchi di vivere ai margini della sopravvivenza in una fabbrica abbandonata al confine con Settimo, ha deciso di alzare la testa e di occupare, con il supporto del Comitato di solidarietà con profughi e migranti, una palazzina, da anni abbandonata, in via Bologna.
Da allora una fitta serie di iniziative è stata intrapresa da rifugiati/e e comitato al fine di rendere pubbliche le loro legittime rivendicazioni: presidi davanti al comune, blitz alla relazione annuale dell’Osservatorio Interistituzionale sugli stranieri in provincia di Torino, visita dell’UNHCR (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati).
Nemmeno la severa relazione di quest’ultima è bastata a smuovere le inceppate macchine della politica di palazzo per fare fronte alle esigenze dei riugiati/e. Per questo dopo l’audizione della IV Commissione, che aveva invitato una delegazione di rifugiati/e e del comitato, di fronte all’immobilismo della commissione, si decise di occupare la sala Carpanini del Comune di Torino.
Da allora il Comune ha sempre promesso (e disatteso) incontri, e ha saputo proporre solo soluzioni inutili e irrispettose, quando non ricattatorie, come i/le Rifugiati/e stessi/e sottolineano: “Nel tempo intercorso tra l’ultimo incontro con il Comune ad oggi le richieste — anche quelle riguardanti beni di prima necessità — non sono state adeguatamente strutturate per rispondere alle reali esigenze del Comitato Rifugiati.
Hanno atteso che finisse l’emergenza freddo per non doversi più sentire responsabili di garantire materia di sopravvivenza.
Per adempiere a tale provvedimento, l’ufficio migranti ha obbligato i/le rifugiati/e a firmare per essere inserite nei 20 posti disponibili oppure per essere allocati in 40 posti letto nei dormitori (ovvero, per avere un letto dalle 20 alle 8 e null’altro). L’obbligo di scelta è stato posto come una minaccia e ha provocato un clima di tensioni e paure perché il rifiuto avrebbe provocato (com’è successo per chi non l’ha fatto) il decadimento dei diritti richiesti.
La nuova azione di protesta, che ci spinge nelle strade il 15 Marzo, ha lo scopo di ribadire il nostro diritto alla dignità.
In questa lotta siamo sostenuti da gruppi impegnati nella nostra causa e che ci hanno accompagnato durante tutto il percorso sino ad ora intrapreso.
Nostra intenzione è che questa realtà sia manifestata alla Commissione Europea sull’Immigrazione e il Diritto all’Asilo e presa in Carico dall’Alto Commissariato dei Rifugiati perché la Convenzione di Ginevra non sia solo un diritto di carta”.
DIRITTI, DIGNITA’, LAVORO E REDDITO PER TUTTI/E
Manifestazione di solidarietà ai rifugiati di via Bologna
Torino 15 MARZO ore 15:00
Corso Giulio angolo Via Andreis (ex stazione Ceres)
Rifugiati/e di Via Bologna
Comitato di solidarietà ai profughi e migranti