La giornata di mobilitazione del 19 aprile a Torino si è contraddistinta per la molteplicità di iniziative messe in campo da soggetti diversamente – ma comunemente – colpiti dall’incedere dalla crisi. Hanno cominciato questa mattina gli studenti (ex borsisti e non) occupanti la Verdi15 (in tutte le sue fasi) che hanno individuato nell’E.di.su. un attore responsabile della speculazione immobiliare (mentre le borse di studio si sono ridotte dell’80%) occupando lo Sportello Casa dell’ente.
Hanno continuato, altri studenti e studentesse, ri-appropriandosi di uno spazio fino all’anno scorso anno fondamentale per i frequentatori di Palazzo Nuovo, la biblioteca del 3° piano di Economia, usufruita finché era aperta soprattutto come aula studio. Oggi è stata riaperta dall’iniziativa di riappropriazione dal basso portata avanti da studenti cui non basta andare a votare ogni 2 anni per un senato accademico in cui gli studenti non hanno alcun potere. Promette di diventare”molto più di quel che era prima”.
Ma l’iniziativa più importante è stata certamente l’occupazione dell’anagrafe centrale ad opera dei rifugiat* dell’ex-Moi e degli/le occupanti di PietraAlta. Intendevano ottenere un diritto fondamentale, quello alla residenza, necessario per ottenere l’accesso ai servizi primari (come quelli sanitari) e avere un indirizzo cui far pervenire comunicazioni importanti (e magari la conferma per un lavoro o un aiuto al reddito). Stufi di essere presi in giro e “rimbalzati” dai funzionari di turno del Comune, hanno preteso un incontro con l’assessore all’anagrafe che li ha incontrati in loco, obbligato ad un confronto assembleare in cui gli è stato detto chiaro e tondo che le occupazioni potrebbero ripetersi di settimana in settimana. E’ stata quindi indetto un incontro per la prossima settimana… Gli/le occupanti sono quindi usciti in corteo per le vie di Porta Palazzo prima di rientrare nelle rispettive occupazioni.
Sono state iniziative sparse, intese però a muoversi nel solco di una potenziale ricomposizione futura di quei soggetti che, seppur a differenti livelli, sono ugualmente attaccati dalle misure di austerity e dall’indebitamento totale in cui sta sprofondando questa città. Una metropoli il cui tempo è ormai scandito dalla chiusura dei presidi ospedalieri, il mancato pagamento dei servizi alla persona garantiti dai lavoratori delle cooperative sociali, il taglio selvaggio all’istruzione e il dimezzamento del trasporto pubblico locale (dopo l’aumento del biglietto del 50%) e i suicidi di artigiani e partite iva indebitate. Siamo certo molto lontanti dal poter parlare di una ricomposizione effettiva ma già lo riuscire a mettere insieme pezzi e soggetti cosi differenti della città che soffre (e che talvolta lotta) come rifugiati e (alcuni) occupanti italiani, sono piccoli abbozzi di percorso che guardano aldilà della miseria, rifiutando l’orizzonte controproducente della guerra tra poveri. Un percorso che intende compiere un passo ulteriore il prossimo 1 maggio… do you remember Fassino?